Mettete una mamma con un tumore al seno ed un papà invalido che non può assolutamente seguirla. Mettete un figlio unico, senza moglie e senza figli, che deve accompagnare la mamma ai cicli di chemioterapia tutte le settimane e non ha nessuno cui potersi rivolgere per sostituirlo e dargli una mano.
Perchè quel figlio unico è un lavoratore, un dipendente di una ditta di Villa Zaccheo, che a lavoro si deve pur presentare. E’ vero. Ma anche una mamma malata oncologica che solo lui può seguire.
Nel mezzo c’è una legge 104 che tutela coloro che sono colpiti da handicap fisico o mentale e, ove i requisiti ci siano, contempla i cosiddetti permessi retribuiti anche per familiari di persone con disabilità o grave malattia.
Metti, adesso, che la richiesta della 104 all’Inps venga protocollata a gennaio 2022 e che la convocazione per la visita collegiale arrivi il mese successivo, a inizio febbraio. E il verbale di risposta della visita? Nulla di nulla per settimane. Per quasi cinque lunghissimi mesi, tutto tace. Nessuna risposta. Nessun riscontro.
E intanto il figlio unico/lavoratore dipendente che fa? La chemio della mamma malata prosegue, indipendentemente dai tempi burocratici dell’Inps, e le sedute sono settimanali. E tutte le volte il lavoratore deve accompagnarla e deve assentarsi dal lavoro.
“Consuma” tutti i permessi e le ferie a disposizione e arriva, giustamente, al punto di rischiare di sentirsi dire magari dal titolare: o vieni a lavorare o… Per fortuna questa ditta ha un cuore grande e non lo mette con le spalle al muro, vista la situazione drammatica in famiglia.
I primi di giugno, ben 6 mesi dopo la richiesta di gennaio, arriva il responso dell’Inps. E sono stati mesi di attesa e di rabbia, perchè non c’è burofollia che tenga davanti alle incognite di vita scatenate, su paziente e familiari, da una malattia grave.