Ci avevano promesso la riduzione delle tasse. Ci avevano assicurato un risparmio. Ci avevano giurato che avremmo conosciuto tempi migliori. E invece, in 8 anni, ci hanno letteralmente RADDOPPIATO LE TASSE. Per noi abruzzesi, l’aumento tra l’Ici del 2011 e l’Imu/tasi del 2018 è del 101%. Il doppio, appunto. Lo ha scoperto la Cgia di Mestre, nella sua analisi sugli italiani tartassati, dalla quale emergono i 400 milioni di Imu che  hanno pagato l’anno scorso gli abruzzesi, e a questi si aggiungono 31 milioni di Tasi per un totale di 327 euro a testa. Neonati compresi.  A livello territoriale il maggiore prelievo Imu-Tasi si verifica in Valle d’Aosta: nel 2018 il gettito pro-capite è stato pari a 712 euro, contro una media nazionale di 348 euro. Particolarmente sostenuto anche il gettito pro capite presente in Liguria (583 euro), in Trentino Alto Adige (499 euro) e in Emilia Romagna (436 euro). Rispetto al 2011, ultimo anno in cui è stata applicata l’Ici, la variazione di gettito prelevato su tutti gli immobili presenti nel Paese è aumentata, in termini assoluti, del 114 per cento. Se 8 anni fa i Comuni hanno incassato9,8 miliardi di euro, tra Imu e Tasi l’anno scorso hanno riscosso 21 miliardi. In termini percentuali, le regioni con l’incremento del valore assoluto più importante registrato tra il 2011e il 2018 sono state ilTrentino Alto Adige (+185 per cento), il Molise (+161 per cento) e la Valle d’Aosta (+155 per cento). In termini pro-capite, invece, sempre il Trentino Alto Adige (+175 per cento), il Molise (+165 per cento) e la Valle d’Aosta (+156 per cento).  Dal 2012 famiglie e imprese hanno versato quasi 156miliardi di euro di Imu e Tasi. Una patrimoniale a tutti gli effetti che, da un lato, ha alleggerito pesantemente i portafogli dei proprietari di immobili, dall’altro, ha deprezzato pesantemente il valore economico di abitazioni, negozi e capannoni. Rispetto al 2008, anno in cui è scoppiata la bolla, in molti casi gli immobili hanno perso fino al 40 per cento del proprio valore. A segnalarlo è appunto l’Ufficio studi della CGIA che ha messo in linea il gettito di Imu e Tasi registrato nel 2012, anno in cui l’allora Governo Monti reintrodusse l’imposta sulla prima casa, e quello degli anni successivi, fino ad arrivare al 2018 (ultimo disponibile).“Fino a qualche anno fa –segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo –l’acquisto di una abitazione o di un immobile strumentale costituiva un investimento. Ora, in particolar modo chi possiede una seconda casa o un capannone, sta vivendo un incubo. Tra Imu, Tasi e Tari, ad esempio, questi edifici sono sottoposti ad un carico fiscale da far tremare i polsi”.