“Il matrimonio è soltanto tra uomo e donna perché risponde all’ordine naturale, e non esiste alcun diritto al matrimonio omosessuale”: non si è fatta attendere la risposta del Popolo della Famiglia alla notizia della celebrazione della prima unione civile a Teramo, da tanti impropriamente definita “matrimonio”
“I giornali hanno parlato di sposalizio, di nozze, di auguri agli sposi. Poco ci mancava, che dicessero “Auguri e figli maschi” chiosa Simona Lupi, dirigente locale del movimento.La legge Cirinnà ha trasformato il comportamento omosessuale da scelta privata a dimensione meritevole di tutela pubblica nella dinamica di coppia. Riguardo ai progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni civili omosessuali, la Chiesa dice che non esiste alcun fondamento per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Mi sorprende dunque, che il cattolicissimo Sindaco D’Alberto, d’estate vada in fascia tricolore alla processione in Cattedrale della Madonna delle Grazie, portando il cero alla Vergine e consegnandole le chiavi della città, e la primavera dopo si glorii di aver celebrato la prima unione civile della storia di Teramo, a due passi dal Duomo. Avrebbe potuto obiettare, come ha fatto il precedente Sindaco Brucchi, ma ha preferito la ribalta mediatica ”  
Noi non baratteremo mai e poi mai la famiglia naturale con pretesi diritti, aggiunge Mario Adinolfi, tenendo anche conto che nell’ordinamento giuridico italiano sono presenti leggi, sentenze della Corte Costituzionale e sentenze di tribunali che garantiscono alle coppie omosessuali il 90% e più delle istanze presenti nel DDL Cirinnà, che non aveva motivo di esistere: riteniamo infatti incostituzionale una normativa che assegna la pensione di reversibilità, la successione testamentaria, l’utilizzo del cognome del partner solo a 7.500 coppie omosessuali attualmente conviventi con 529 minori, e non alle novecentomila coppie di fatto eterosessuali con settecentomila bambini, che sono totalmente escluse da questi pletorici “nuovi diritti”: se muore un gay infatti, il compagno prende la sua pensione, ma se muore un uomo, che con una donna ha fatto tre figli e ci vive insieme da trent’anni, la donna non può accampare alcun diritto. E con uno sfregio che se fossi un omosessuale considererei davvero offensivo, gli uniti civilmente non devono neanche assicurarsi reciproca fedeltà.