Due metri di distanza all’interno di palestre, cinema, teatri e nei ristoranti, dove sarebbe vietata la consumazione al banco dopo le 14. Le Regioni propongono le regole per far ripartire il Paese, anche nelle zone rosse. E ora le linee guida per la riapertura delle attività, lanciate dai governatori, andranno al vaglio del Comitato Tecnico Scientifico e infine dell’Esecutivo. Ma già nelle prossime ore, nel corso della cabina di regia del Governo, si discuteranno i dati settimanali del contagio in vista dell’adozione delle nuove misure a maggio e della scadenza del decreto del 30 aprile.
Con l’Italia in gran parte arancione, a rischiare la zona rossa potrebbe essere la Sicilia, che si aggiungerebbe così a Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta nell’area delle misure più restrittive. La Campania, invece, spera nella ‘promozione’ in arancio. Aldilà delle zone, il tema al centro del dibattito riguarda le misure di carattere nazionale. A chiederne un calendario sono tutte le forze politiche, che però hanno diversi pareri sulle modalità di intervento. Per la Lega “se i dati sono da zona gialla in alcune Regioni” bisognerebbe “allentare un po’ le restrizioni”. E anche se Draghi non ha escluso che qualche apertura venga anticipata già entro la fine del mese (l’ipotesi è il 26 aprile), i più rigoristi frenano. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, che lunedì sarà a teramo per l’inaugurazione dell’hub vaccinale dell’Università, annuncia però un percorso: “Dobbiamo ascoltare il grido d’allarme dei medici che non possono essere lasciati solo in trincea – dice alla Camera – . Bisogna essere tempestivi nelle chiusure quando serve e abbiamo il dovere di costruire una road map per l’allentamento delle misure sempre approvate all’unanimità dal Cdm”.