È stata celebrata ieriANNOGIU22 originalCGIL, presso la sede della Corte d’Appello dell’Aquila, dalla presindentessa Fabrizia Ida Francabandera, l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

 
Il profondo discorso della Presidentessa Francabandera merita un’attenzione ed una sana riflessione – afferma Giuseppe Merola Coordinatore Regionale FP CGIL Abruzzo Molise-Funzioni Centrali (Ministeri) e Segretario della FP CGIL L’Aquila. 
 
L’avvio di un anno giudiziario è sempre l’occasione, insieme, di bilanci e di auspici. I riflessi dell’emergenza epidemiologica sono tutt’ora significativi sul lavoro quotidiano e sulle condizioni di vivibilità nelle carceri, tribunali, uffici giudiziari e di esecuzione penale esterna. Lavoratrici e lavoratori stanno continuando ad esercitare  la loro professione con  dignità e consapevolezza  della propria irrinunciabile  funzione sociale e collettiva,  nonostante le inevitabili difficoltà e difficoltà organizzative.
 
La macchina della Giustizia ha necessariamente bisogno di rafforzarsi con nuove risorse, strumenti ed investimenti, partendo dalla stabilizzazione dei precari (encomiabili ausili per i tanti servizi territoriali e di tutta la geografia giudiziaria abruzzese), digitalizzazione e maggiore sicurezza negli ambienti di lavoro – continua Merola – con la partecipazione dei fondi europei di ripresa e resilienza.
 
CGIL e FP CGIL – tuona Merola –  da sempre a favore dei servizi di prossimità, continuano incessantemente a rivendicare la non soppressione dei tribunali di Sulmona, Avezzano, Lanciano e Vasto. I presidi di legalità vanno difesi e salvaguardati, con politiche legislative e coperture finanziarie. 
 
Le carceri, soprattutto, continuino a dominare la scena e vengano attenzionate maggiormente:  sovraffollamento (seppur in misura ridotta negli otto Istituti abruzzesi), strutture inadeguate e poco aderenti ad ottimali condizioni igienico-sanitarie e standard di sicurezza. Vi sono serie carenze di poliziotti penitenziari, amministrativi, contabili,funzionari pedagogici e sanitari. Bisogna favorire percorsi trattamentali alla popolazione detenuta e lavoro all’esterno, rendendo così anche più idilliaco il lavoro di tante operatrici ed operatori, senza tralasciare la problematica della salute mentale che è sempre più allarmante, visti i recenti episodi di suicidi e tentativi, nonché gesti autolesionistici.
 
Il Paese ha bisogno di nuove sfide sociali ed economiche e pertanto, se non ora quando, bisogna ripartire da qui. Dal lavoro, progressismo, emancipazione e dai diritti costituzionali/umani – conclude il sindacalista.