Sono 76mila, in Abruzzo, i lavoratori irregolari e gli operatori abusivi che “popolano il sommerso, mondo parallelo che vale decine di milioni di euro.Un mondo in cui non esistono regole e che produce danni ingenti alle imprese, alla sicurezza dei consumatori, alle casse dello Stato”. Oltre 15mila, a livello regionale, le imprese riconducibili a mestieri sotto pressione per concorrenza sleale dell’abusivismo. Questi i dati elaborati dal Centro studi di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila, in occasione del lancio della campagna dal titolo “Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani”, promossa dalla Confederazione nazionale.
Oltre 15mila, a livello regionale, le imprese riconducibili a mestieri sotto pressione per concorrenza sleale dell’abusivismo. Questi i dati elaborati dal Centro studi di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila, in occasione del lancio della campagna dal titolo “Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani”, promossa dalla Confederazione nazionale.
Tre gli obiettivi dell’iniziativa: mettere in guardia i consumatori dal rischio di cadere nelle mani di operatori improvvisati, valorizzare qualità, durata, rispetto delle norme, convenienza e sicurezza del lavoro dei veri artigiani, richiamare le Autorità ad un’azione di controllo e repressione e di contrasto all’evasione fiscale e contributiva.
Il sommerso – sono 26mila gli operatori indipendenti irregolari che si spacciano per imprenditori – minaccia principalmente le attività delle piccole imprese. Quelle maggiormente esposte alla concorrenza sleale sono 15.102: 4.191 in provincia di Chieti, 3.611 in provincia dell’Aquila, 3.672 in provincia di Pescara e 3.628 in provincia di Teramo. Del totale, 12.412 sono attività artigiane (3.468 nel Chietino, 2.978 nell’Aquilano, 2.915 nel Pescarese e 3.051 nel Teramano). In regione è irregolare il 16,4% dei soggetti che svolgono attività indipendente (14,4% in Italia). Oltre alle stime sul lavoro indipendente, significativo anche il tasso di irregolarità totale, che è al 14,2% (12,6 in Italia), dato che colloca l’Abruzzo all’ottavo posto della classifica nazionale. In particolare, i rischi maggiori di infiltrazione abusiva li corrono le imprese artigiane operanti nei settori dell’edilizia, dell’acconciatura ed estetica, dell’autoriparazione, dell’impiantistica, della riparazione di beni personali e per la casa, del trasporto taxi, della cura del verde, della comunicazione, dei traslochi.