In seguito all’istituzione della cabina di regia a livello nazionale con la partecipazione di tutti i ministeri interessati , per definire un piano straordinario al fine di fronteggiare l’emergenza idrica, aggravata dalla crisi climatica, Adoc Abruzzo torna sul tema Acqua bene comune.
Insieme a Federconsumatori e Adiconsum Abruzzo, l’associazione porta di nuovo l’attenzione su carenza idrica, dispersione, costi incongruenti, mancanza di procedure univoche di consultazione e conciliazione, mancanza di agevolazioni previste per le fasce deboli e di una carta dei servizi univoca, inefficienza dei processi di depurazione, divario dei servizi o disservizi tra aree interne e aree metropolitane. Tutti temi che sono stati posti sul tavolo dell’audizione concessa dalla Commissione emergenza idrica della Regione Abruzzo alle associazioni di categoria, a dicembre scorso.
“Apprendiamo con favore la conclusione dei lavori della commissione presieduta dalla dott.ssa Marcozzi , che cogliamo l’occasione di ringraziare per aver ascoltato e rappresentato le nostre istanze alle autorità competenti, ed attendiamo di prendere visione del report completo – commenta Monica Di Cola, presidente Adoc Abruzzo -. Nel frattempo condividiamo le posizioni espresse dalle istituzioni regionali che sostengono come la solidarizzazione del bene comune con l’interconnessione delle reti idriche consentirà di fronteggiare l’emergenza idrica, acuita dalla siccità straordinaria, che non è la stessa in tutti i territori. In questo modo i territori più ricchi andranno in soccorso di quelli più poveri , con un meccanismo di mutualità reciproca , alla base del principio della coesione e dell’utilizzo del Bene Comune. Decisioni assolutamente complementari alle politiche nazionali”.
“Adoc Abruzzo, unitamente a Federconsumatori e Adiconsum – aggiunge – ha richiesto nuovamente un incontro con l’autorità di gestione Ersi, per istituire un tavolo di confronto con le sei aziende distributrici al fine di costituire una carta unica dei servizi e per avere informazioni concrete rispetto agli attesi lavori sulle reti idriche e sugli impianti di depurazione, annunciate anche recentemente, ma i cui fondi strutturali che ne dovrebbero finanziare la realizzazione, sono bloccati proprio a causa delle disattesa condizione abilitante di avere una gestione centralizzata e pubblica, anziché una gestione frammentaria e privatistica, come più volte denunciato”.